La chiesa costruita negli anni Novanta, nella sua caratteristica struttura architettonica, evoca, in chi sale al monastero, un sentimento di accoglienza. L’architetto ha trasferito in pianta la forma di un capitello le cui volute corrispondono all’ingresso della chiesa e al coro delle monache. Al contempo è definito un percorso ascensionale – ben visibile all’interno – orientato verso il centro del presbiterio, luogo della quotidiana celebrazione eucaristica e punto di massima luce.

Tenerissimo

fluire del tempo:

dilatati giorni,

notti intrise di luna,

cosmo e storia sacra

riconciliati

in unica epifania:

verginale cuore

di quanto esiste!

(Davide M. Montagna)

La struttura è arricchita inoltre da una sequenza di vetrate dalle linee e colori intensi.

Ascoltiamone l’ispirazione dalle parole di chi le ha realizzate, il francescano Costantino Ruggeri:

 

“Oggi si pensa che l’arte sacra sia la rappresentazione della vita di un santo o di un episodio della Bibbia. Questo non è vero: guarda il cielo, guarda un albero, una rosa; dal punto di vista religioso sono elementi tra i più belli e i più perfetti, perché li ha fatti Dio. E oltre a darci questo senso di elevazione e comunione con il trascendente sono una gioia per i nostri sensi…

Io penso che una delle caratteristiche dei nostri giorni sia il bisogno di luce. Questo lo vediamo in tutte le espressioni della vita pratica. Se questa esigenza è sentita nella vita quotidiana, tanto più è rilevante nel fatto interiore, spirituale. Ecco perché le mie architetture sono tutte basate sui valori cromatici, a loro volta basati sul percorso del sole.

Cerco di impostare le vetrate e le architetture in modo tale che il sole, con i suoi raggi, possa far cantare, creare lungo la giornata una sinfonia cromatica per tutta la chiesa.

La vetrata canta di giorno nella chiesa. Ma di notte canta all’esterno, quando è illuminata da dentro. La chiesa non è soltanto uno spazio per chi entra, ma anche uno spazio per chi si muove attorno ad essa…

Di giorno canta la luce del sole, di notte quella delle stelle. E poi anche la luce tenue della luna attraversa le vetrate, mostrandone sfumature diverse, ma non meno belle”.

 

Vediamo in alto, sopra il pannello della riserva eucaristica, simboleggiati i quattro elementi fondamentali della natura: fuoco, aria, acqua terra.

Le due grandi vetrate del presbiterio e della navata si riferiscono al Cristo e al suo mistero pasquale (il sole che illumina e il sangue che feconda e rinnova il creato).

Le vetrate dell’ingresso della chiesa e quelle corrispettive del coro delle monache si snodano come un inno di lode a Maria richiamandone le figure che la tradizione liturgica, patristica o popolare le ha attribuito.

Nel cuore della terra Dio sogna il suo sogno,

e di verde e di frutti si riveste la terra.

Nel cuore degli esseri Dio sogna il suo sogno,

e di amore e di tenerezza si adorna il creato.

A novità crescente, tu, o senza limiti, esorti il cuore,

l’inviti a venire nella tua dimora, tu che dimora non hai.

Sempre oltre, sempre oltre è la tua tenda,

il tuo infinito cammino sia il nostro, o Signore.

(Giovanni Vannucci)